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MICHELE DE PANICIS, IL "SALVATORE" DEL GROTTAMMARE

16/06/2017

11 reti in stagione
  • MICHELE DE PANICIS, IL "SALVATORE" DEL GROTTAMMARE

Alla fine di un travagliatissimo campionato, fatto di sconfitte immeritate, pali, traverse e rigori sbagliati, condito anche dall’esonero, a malincuore, di mister Renzo Morreale sostituito in panca da Manolo Manoni, il Grottammare è riuscito a salvarsi andando a vincere – contro ogni pronostico – in casa della Forsempronese con un gol nei tempi supplementari del suo giovane più rappresentativo, quel Michele De Panicis (classe 1997) di cui tutti si aspettavano la definitiva consacrazione dopo il bel campionato 2015-16. E così è stato tanto che ora – dopo le 11 marcature di quest’anno ma soprattutto molte prestazioni convincenti – su di lui si sono concentrate le attenzioni di alcune squadre di Serie D dove nel prossimo campionato sarebbe ancora “under”. Personalmente sono convinto che se Michele riuscisse a superare quel “freno” mentale che gli impedisce di fare i contrasti con la giusta cattiveria sportiva e colpire il pallone di testa, potrebbe tranquillamente giocare in Lega Pro, visto che tecnicamente non ha niente in meno di alcuni suoi coetanei che giocano in questa categoria.
A riflettori spenti da qualche settimana, lo abbiamo incontrato in pizzeria per una doppia scommessa fatta all’inizio del torneo: per “stuzzicarlo” gli avevo detto che gli avrei pagato un aperitivo se in campionato avesse raggiunto le 5 marcature; cosa che lui ha fatto puntualmente dopo poche giornate tanto da “costringermi” ad allungare la scommessa a 10 marcature in cambio di una pizza al piatto. Ho perso e sono stato felicissimo di aver pagato pegno: tra una Margherita ed una Quattro Stagioni, sorseggiando solo acqua minerale, abbiamo parlato del più e del meno ed ho avuto modo di conoscere un ragazzo gentile, educato, un po’ timido. Ecco il rendiconto della chiacchierata.

Michele, hai debuttato in Eccellenza con la maglia della tua città a 17 anni appena compiuti contro il Monticelli di mister Stallone: era il 5 ottobre 2014, che ricordi hai di quella partita?
Una grande emozione, anche perché il giorno prima il mister mi aveva detto che sarei andato in panchina con buone possibilità di entrare durante l’incontro; invece la domenica, entrati negli spogliatoi, mi ha dato la maglia numero 10 e mi ha fatto partire dall’inizio. Lì per lì ho avuto un momento di confusione in testa, poi piano piano mi sono sciolto e già durante il riscaldamento la paura era scomparsa. Di quella partita ricordo ancora tutto, ho cercato di fare le cose in maniera semplice, senza strafare. Ad un quarto d’ora dalla fine sono stato sostituito, ero stremato, non ce la facevo più, ma al gol vittoria di Di Crescenzo al 93’ sono scattato dalla panchina – assieme agli altri miei compagni – per andarlo ad abbracciare. Con la sua rete ha reso il mio debutto ancora più bello!
E il primo gol?
Il calcio è fatto di emozioni, dopo quella del debutto un altro forte batticuore l’ho avuto appunto con la prima rete, oltretutto segnata nel derby vinto contro il Porto d’Ascoli l’8 novembre 2015. Non potevo chiedere di meglio…
La rete più bella che hai fatto?
Tecnicamente credo che i gol realizzati quest’anno a Fabriano e a Macerata contro l’Helvia Recina siano i più belli; il più importante, ovviamente, è quello che ci ha dato la salvezza ai play-out.
Ecco, parliamo di questo gol segnato a Fossombrone
Che brividi… Ogni tanto ancora lo sogno. Finalmente la fortuna per una volta quest’anno è girata a nostro favore. Dopo 15 legni esterni, il mio tiro deviato sulla traversa dal portiere è entrato anziché uscire. La dea bendata finalmente si è ricordata di noi perché non eravamo certo una squadra da promozione ma sinceramente non meritavano neanche di retrocedere. Noi avevamo un solo risultato a disposizione e siamo andati a giocarcela a viso aperto; la Forsempronese, alla quale bastava anche il pareggio per salvarsi, probabilmente ci ha presi un po’ sottogamba pensando alle due vittorie conseguite in campionato e ai sette gol che ci aveva rifilato. Meglio così. Dopo il gol sono corso verso la tribuna perché avevo notato che c’era la mia fidanzata, Aurora: senza dirmi niente, era venuta in treno fino a Fossombrone per starmi vicino. La cosa mi ha fatto enormemente piacere e, ovviamente, le ho dedicato il gol salvezza.
Ti ha fatto esordire in prima squadra Luigi Zaini, poi l’anno dopo hai avuto come mister Roberto Vagnoni e quest’anno prima Renzo Morreale e poi Manolo Manoni. Dimmi qualcosa per ognuno di loro: cominciamo da Zaini.
Lo devo innanzitutto ringraziare perché mi ha fatto debuttare (alla fine del campionato saranno 14 le sue presenze, nda); di lui posso dire che è un maniaco delle puntualizzazioni, ci faceva ripetere gli schemi fino allo svenimento e rivedere in tv gli errori commessi durante le partite.
Vagnoni?
Un grande allenatore, mi ha sbloccato dal punto di vista psicologico e, da ottimo centrocampista qual è stato, mi ha insegnato dei colpi di cui ancora oggi faccio tesoro.
Morreale?
Un buon mister ma soprattutto un’ottima persona; il suo difetto più grosso – per questo mondo di lupi – è che forse è troppo buono.
Manoni?
Un combattente nato, con lui c’è stata la svolta. Ha sicuramente carisma e farà strada.
Dopo la consacrazione di quest’anno, cosa ti aspetti?
Mi auguro di riuscire a fare il salto di qualità, magari in una categoria superiore.
C’è qualche squadra sulle tue tracce?
Finora solo la Sangiustese di mister Cudini si è informata concretamente sul mio conto. So che qualcun’altra mi ha seguito, per il momento però non ha fatto richieste alla mia società.
E se alla fine del mercato nessuno ti ha preso?
Resto molto volentieri al Grottammare, la squadra della mia città. Sono già arrivato a 75 presenze, magari potrei diventarne una bandiera.
Com’è il rapporto con gli arbitri?
Sicuramente di rispetto perché loro hanno un ingrato compito, quello di tenere a bada 22 animali in campo. Però non capisco perché se la prendono sempre con me quando rispondo male agli insulti di alcuni avversari, soprattutto quelli più avanti negli anni i quali usano il fiato soprattutto per offendermi anziché correre. I direttori di gara dovrebbero capire che se c’è una reazione, anche solo verbale, è perché c’è stata una provocazione. Quindi se vuoi punire qualcuno, sarebbe giusto che venga punito anche il provocatore.
Quale “fischietto” ti è piaciuto di più?
Nella regione Marche ce ne sono diversi bravi, però mi è piaciuto molto Massimiliano Moretti della sezione di San Benedetto del Tronto che, a sorpresa, fu mandato a dirigere il derby Porto d’Ascoli-Grottammare. Gli auguro di cuore di fare una bella carriera, sarebbe ora che un arbitro della nostra zona arrivi in Serie A!
C’è un compagno di squadra con il quale hai legato di più?
Oltre ai miei coetanei (Emanuele Egidi lo frequento anche al di fuori degli allenamenti), mi sono trovato bene con tutti, ma – per i consigli che mi hanno continuamente dato – sarò sempre riconoscente al capitano Nicolò De Cesare, ad Alessandro Beni e a Dion Gibbs. Quest’ultimo, poi, è anche un ottimo imitatore e ci fa ridere un sacco negli spogliatoi, stemperando spesso le tensioni pre-gara.
A chi ti ispiri?
Fin da bambino, ho sempre avuto come idolo Alessandro Del Piero.
Quindi tifi Juve…
Esatto, come tutti in famiglia.
E come sei stato dopo Cardiff?
All’inizio male, il giorno dopo avevo già metabolizzato la sconfitta. Dopo un bel primo tempo, nella ripresa la Juve è rimasta negli spogliatoi – come si suol dire – ed il Real Madrid ha vinto meritatamente. Purtroppo sono crollati proprio sul traguardo.
Da grande che vorrai fare?
Non ne ho ancora l’idea, per il momento penso a divertirmi, poi quando sarà il momento ci penserò. Intanto devo superare a giorni lo scoglio degli esami di stato… (frequenta l’Istituto Professionale di Stato per i Servizi Commerciali e Socio-Sanitari “N. Ciccarelli” di Cupra Marittima, nda).
Che significato ha il tatuaggio che hai sul braccio?
È una simbologia maori che raffigura un sole che indica la strada per andare avanti.

E allora, in conclusione, facciamo un grande in bocca al lupo a Michele De Panicis per la maturità che avrà inizio il prossimo 21 giugno, sperando poi che imbocchi la migliore strada per andare avanti nella vita e raccogliere quei successi sportivi che merita, magari su campi sicuramente più “adeguati” alla sua cristallina classe. Buona fortuna.
Michele Rossi
Foto © Enrico Tassotti

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